martedì 19 febbraio 2013

Enter

Bad Uok

Auand Records 

Da un quartetto di giovani musicisti ecco una produzione che si distingue tra le tante che affollano il panorama musicale italiano in un settore, quello del jazz, sul quale si focalizza l’attività di questo blog. Si chiamano Bad Uok e sono: Leonardo Rizzi, chitarra e chitarra baritono, Federico Pierantoni, trombone, Andrea Calì, Fender Rhodes e piano, Andrea Grillini, batteria. Per la Auand Records hanno pubblicato a metà dello scorso gennaio il cd Enter una proposta che si fa ascoltare con interesse per una certa freschezza di idee che l’accompagna. I quattro componenti amano l’interazione vibrante e ricercata, le strutture articolate, le contaminazione tra rock e jazz, un certo minimalismo creativo e non rinunciano ad una puntatina un pò retrò, tipicamente nu-jazz, nella terza selezione, “105 Pt.2” delle undici che costituiscono il contenuto di questo loro lavoro discografico. Un album che si apre con un “Intro” dall’umore ambient e prosegue con la verve, in buona parte rock, di “105 Pt.1”. Ma proseguendo l’ascolto risalta quell’aspetto articolato nelle strutture di alcune composizioni, prima evidenziato, che riservano piacevoli e improvvisati cambi d’atmosfera e di tempo che sorprendano l’ascoltatore appassionato e catturano l’attenzione anche di un improvvisato interlocutore distratto. In tal senso si muovono “66” e “112” brani intitolati con cifre come la maggior parte di quelli presenti in questo cd, brani, come tutti gli altri, nati dalla fertile vena creativa di Andrea Grillini e Federico Pierantoni. Si chiude con il climax rarefatto della title track che sembra rasserenare i vorticosi intrecci tra chitarra e tromboni e interrompere i flussi percussivi e contrappuntati di pianoforte e batteria di un album denso di creatività e di stimoli che aprono promettenti orizzonti per il fututo dei Bad Ouk.

 

venerdì 15 febbraio 2013

Caos Musique

Olivieri -  Coutois - Ariano - Pulli

(Terre Sommerse)

Era il 13 marzo del 2010 e quella sera alla Casa del Jazz di Roma il trombettista Angelo Olivieri proponeva Caos Musique insieme al violoncellista francese Vincent Courtois, al batterista Marco Ariano e alle elettroniche di Antonio Pulli. Il giorno dopo le adulazioni di un esperto, come il giornalista Mario Gamba,  comparivano sulle pagine del quotidiano, Il Manifesto, sottolineando l’avanzato standard di ricerca che marcava la performance di quella sera. Caos Musique  prima di allora era stata una produzione in studio pubblicata un anno prima dall’etichetta Terre Sommerse la stessa che oggi ha reso fruibile questa esclusiva serata su un supporto digitale. Nove selezioni musicali dove emerge la voglia e la determinazione di inventarsi qualcosa di nuovo, dove si avverte la vocazione a ricercare nuove vie espressive e nuovi parametri di interazione. Arie classicheggianti si alternano ad interazioni free, ambient d’avanguardia lasciano spazio a melodie struggenti. Tromba e violoncello spesso viaggiano all’unisono variando i registri sonori, percussioni ed elettroniche si ritrovano in simbiosi. Olivieri è duttile, ispirato, lirico e dirompente; Courtois alterna il pizzicato all’archetto, il ritmo alla melodia; Ariano si rivela percussionista fantasioso e imprevedibile; Pulli contorna con le sue invenzioni le trame musicali senza mai gravarle. Una testimonianza viva e pulsante di quanto sia fertile l’attività di una parte del jazz italiano troppo spesso oscurata da quella più scontata operata da nomi altisonanti.

sabato 24 novembre 2012

Dirigo Rataplan

Devin Gray
Dave Ballou
Ellery Eskelin
Michael Formanek

Skirl Records
 
  

Da Brooklyn ancora un giovane musicista di grande spessore, batterista e compositore, coadiuvato in questa sua recente produzione discografica da un terzetto stellare che propone Dave Ballou alla tromba, Ellery Eskelin al sax e Michael Formanek al contrabbasso. Si tratta di  Devin Gray, drummer dal curriculum fitto di esperienze a fianco di nomi importanti della scena jazz internazionale: Tony Malaby, Dave Burrell, Dave Liebman, Sam Rivers e molti altri. Questo suo Dirigo Rataplan stupisce per compiutezza progettuale, per ricchezza di contenuti, per lungimirante creatività e per una raffinata espressività costellata di rara eleganza sonora. Otto tele di luminosa interattività jazzistica nate dall’ispirata matita compositiva di Gray che si muovono tra scrittura ed improvvisazione, rese vive e fluttuanti dalle peculiarità stilistiche e strumentali dei quattro musicisti. Strutture cangianti dove convivono leggere melodie, spesso interpretate all’unisono dai fiati e una sofisticata attività improvvisativa in continuo divenire. Un percorso denso di situazioni godibili spesso intrisi di un’esclusiva originalità, un linguaggio che unisce avanguardia e free colorandosi a tratti di umori cool e dinamiche funky. Il front-line è ampio con i fiati così diversi, per natura e tipicità, ma così complementari: fluida e sfaccettata la tromba, essenziale e dalla timbrica asciutta il sax. Vagano affiancati, intrecciano i loro fraseggi, giocano a ribattersi nota su nota. Sulla stessa linea si pone la sezione ritmica con Gray e Formanek, elementi inscindibili nella raffinata geometria del quartetto. Il batterista ha un drumming pirotecnico e colorato intriso di rara capacità intellettiva e creativa mentre Formanek puntella con estrema eleganza ogni passaggio e mantiene costantemente attive le dinamiche esecutive. Non ci sono passaggi stridenti in una proposta inaspettata che Devin Gray e compagni hanno costellato di  episodi tutti d’ascoltare e riascoltare per dare luce e merito ad una produzione discografica eccellente.