domenica 16 ottobre 2016

America’s National Parks

Wadada Leo Smith

Cuneiform


Da qualche tempo il trombettista Wadada Leo Smith sembra aver indirizzato la sua produzione su due percorsi decisamente diversi l’uno dall’altro. Da una parte incisioni con ensemble più o meno nutriti come ad esempio Ten Freedom Summers o The Great Lakes, dall’altra incontri a due come il recentissimo, qui recensito, A Cosmic Rhythm With Each Stroke, a fianco del pianista Vijay Iyer. Quella di cui vado a raccontarvi è un’opera ispirata dal prestigioso patrimonio dei Parchi Nazionali Americani e di cui si prende cura un’istituzione come la National Park Service, creata cento anni fa con atto del congresso, il 25 agosto del 1916, di cui quest’anno ricorre il centenario. Smith a poco meno di due mesi dal suo settantacinquesimo compleanno si concentra su alcune di queste bellezze naturali e dà alla luce quest’album in compagnia del suo Golden Quintet che lo vede a fianco di Anthony Davis, pianoforte; John Lindberg, contrabbasso; Pheeroan akLaff, batteria ed Ashley Walter, violoncello. Ma ad ispirarlo non è come si potrebbe facilmente pensare la bellezza di questi luoghi, bensì come lui stesso dice ………….”la mia attenzione si concentra sulle dimensioni spirituali e psicologiche dell’idea di mettere da parte riserve per la proprietà comune di cittadini americani”...... e su questo nascono le sei composizioni che occupano i due cd. Di fatto sei componimenti musicali che si sviluppano su vari ambiti, ambiti tra i quali Smith si esprime con determinazione attraverso un interplay dalle varie sfaccettature. Come, ad esempio, in “New Orleans: The National Culture Park USA 1718”, dove l’intro si sviluppa in chiave jazz con una sottile velatura blues, ma non mancano intervalli cameristici in cui il violoncello di Walter è protagonista. E’ comunque Smith ad infiltrare con la sua tromba una dialettica che spesso si fa viscerale, cupa e dai toni gravi in cui Davis al pianoforte lancia lampi di luce accecante e illumina l’orizzonte con la maestosità del suo pianismo. Straordinario anche il contributo del contrabbasso di Lindberg,  più volte in simbiosi con il violoncello di Walter e ai quali si affianca  il drumming superlativo di akLaff.  E’ un lavoro di rara magnificenza e completezza questo di Smith che certifica la grandezza compositiva e la visione artistica di un maestro concertatore e di un grande saggio del jazz contemporaneo.


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