domenica 3 novembre 2013

Shadow Man

Tim Berne’s Snakeoil

Ecm


Per il sassofonista Tim Berne arriva il secondo album con il quartetto Snakeoil, formato da Oscar Noriega al clarinetto e al clarinetto basso, Matt Mitchell al piano acustico, piano tuck e piano Wurlitzer e Ches Smith alla batteria, percussioni e vibrafono. Stessa formazione  del primo lavoro che ha raccolto ampi consensi dalla critica ed stato recensito a suo tempo, favorevolmente, anche in questo blog. Potete leggerne la recensione qui. Un’altra tappa di un viaggio che si fa sempre più avventuroso e ricco di sorprese per questo straordinario quartetto, dotato dell’esclusiva capacità del leader e dei suoi compagni d’avventura nel saper dosare, in un modo assolutamente unico, le parti scritte a quelle improvvisate e nel sapere inserire ed alternare momenti intensi e nervosi ad altri rarefatti. Anche questa volta viene a galla la bontà della scrittura compositiva del leader che firma in totale solitudine quattro dei sei brani inclusi nel cd, mentre per un altro ne condivide la genesi con Marc Ducret. La selezione si completa con il reprise di un brano del grande Paul Motian, “Psalm” riproposto in una versione introspettiva e densa di umori struggenti. Un brano scelto per omaggiare il ricordo di un musicista eccezionale che ha lasciato un vuoto indelebile nella storia del jazz contemporaneo. Scrivevo prima delle qualità eccelse delle composizioni di Berne che trovano ampi riscontri nell’interpretazione dell' intero quartetto capace di  costruire un mosaico variegato e imprevedibile soprattutto nei brani la cui durata ne determina, per gli stessi, la caratteristica di vere e proprie suite. Mi riferisco al secondo terzetto della selezione,  composta da brani la cui durata va dai quasi 23 minuti di “Oc/Dc” ai circa sedici di “Cornered (Duck)”. La prima si apre con un riff dal ritmo sostenuto, la seconda "Socket" con i fraseggi fluidi e nervosi del pianoforte di Michell, ma ben presto, in entrambi i casi, si susseguono momenti eterogenei come dialoghi a due, soli, interludi, crescendi vorticosi in una musicale e temporale continuità che lascia totalmente stupefatti.  La band si contraddistingua per una energia propulsiva incontenibile contrapposta ad una metamorfosi introspettiva che appare dietro l’angolo e si consuma con una naturalezza espressiva di grande fascino. Berne include prima nella scrittura e poi nella performance, una visione a 360 gradi dell’universo musicale, riservando  per se e per i suoi musicisti ampi spazi per l'improvvisazione creativa e interattiva. Il tutto appare strutturato e cadenzato con precisione matematica e nel contempo metabolizzato e condiviso anche dagli altri componenti il quartetto. Musicisti dotati come il leader di grande esuberante inventiva, a cominciare da Michell che affianca al pianoforte tradizionale le sfaccettature intriganti del piano preparato (piano tack) e del piano elettrico. E che dire di Noriega eclettico e ingegnoso con i suoi clarinetti, spesso incontenibile riversa con costanza, in alcuni passaggi, umori cameristici nel layout del gruppo. E non posso non citare Smith oggi tra i batteristi più fantasiosi, con un bagaglio tecnico da far invidia. Cos’altro aggiungere se non che Snakoil è un’altra lucida intuizione di uno straordinario musicista come Tim Berne.


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