giovedì 7 novembre 2013

Femklang

Soren Kjaergaard
Ben Street
Andrew Cyrille

Ilk

E’ con deplorevole ritardo, ma a volte capita, che scrivo di questo cd firmato da un trio che riunisce il pianista danese Soren Kjaergaard e gli americani Ben Street, contrabbassista e Andrew Cyrille batterista. Il pretesto è una registrazione per l’etichetta danese Ilk Records, che opera dando visibilità all’attivissima scena jazz di Copenaghen e a musicisti che si muovono nell’ambito del free e dell’avant jazz. Questo di Femklang è un combo atipico che presenta una peculiarità propria ben definita. Una sorta di diversificazione del piano trio non come configurazione bensì come layout espressivo. Un tentativo certamente riuscito di elevare una sintassi tipicamente jazz in una forma sottilmente elegante e raffinata, sospesa in una interazione ricercata, interpretata in un ambito per certi versi free e per altri filtrato attraverso una concezione minimalista del lessico jazzistico. Quindi nessuna concessione a forme votate a captare adepti improvvisati ma, di contro, un ferreo percorso tendente ad esplicare una concezione del jazz più sofisticata. Kjaergaard appare come un prezioso cesellatore di fraseggi liberi incastonati con acume nel dialogo fitto con Street e Cyrille, musicisti abili e attenti ad inserirsi nell’orbita filosofica-musicale del giovane pianista danese. Il percorso si snoda attraverso nove composizioni firmate in prevalenza da Kjaergaard (ben 7) una firmata in coppia dallo stesso con Cyrille che a sua volta ne firma un’altra in solitudine. “The Loop” (variation one) introduce l’ascolto con un ritmo looppato, se mi concedete l’azzardo del termine, quindi ripetuto all’unisono su quale arrivano le pennellate al piano di Kjaergaard, mentre Street puntella il ritmo con estrema precisione temporale. Lo stesso brano torna in chiusura come ultima traccia ancora con ritmo ostinato ma leggermente variato. Fra queste prima e ultima traccia l’ascolto passa attraverso il climax rarefatto di “A Diminished Proposal”, la fluidità decisamente jazz di “Row No.!8”, il minimalismo acuto e assoluto di “Tale Of Weaving”, la sospensione celestiale di “Formindskede Smuler” e la luminosità di “Pedestre Pantonale”. Unico per la sua originalità questo è un album assolutamente da ascoltare, ecco perché merita di essere recensito anche se con un po’ di ritardo rispetto alla sua uscita.
  
Giuseppe Mavilla
 

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