martedì 10 gennaio 2012

The Throes

Nate Wooley + Taylor Ho Bynum


Cimp Records

Due trombettisti: Nate Wooley e Taylor Ho Bynum, quest’ultimo alla cornetta, sono i titolari di questo cd realizzato in quartetto con una sezione ritmica tra le meglio assortite: Ken Filiano, contrabbasso e Thomas Fujiwara batteria. Post bop, nello svolgersi delle dieci tracce di cui si compone l’opera, più volte trasmutante in free bop, un groove urbano da metropoli africana e una vocalità variegata, espressiva della personalità dei due protagonisti ai fiati. Entrambi prestigiosi, vincenti già nelle loro private produzioni, prolifici e aperti a linguaggi a volte anche esasperati, in prima linea nell’assegnare alle loro trombe ruoli portanti e ambiziosi senza dover ricorrere a scontate emulazioni. Wooley ama le ariosità definite nei suoi fraseggi ma non disdegna esagerare  con azzardi timbrici; Ho Bynum colleziona sonorità strascicate e ironiche, la sua cornetta a volte scoppietta a mo’ di pernacchia ma l’estro è grande e la visione, di un jazz d’avanguardia, immensa. Le sue frequentazioni dell’entourage di Braxton sono state fondamentali e hanno lasciato il segno. Se a due musicisti così fatti affianchi la sezione ritmica sopra descritta hai fatto centro: Ken Filiano ha mille frecce al suo arco, e la frase fatta mai come in questo caso è adeguata, dal suo contrabbasso promuove ritmo propulsivo ma quando impugna l’archetto denuncia i suoi trascorsi con il mastro Dixon ed eleva la scrittura e l’improvvisazione a livelli  eccelsi. E che dire di Thomas Fujiwara raffinato batterista di cui ho già scritto a proposito del suo Actionspeak i dettagli del suo drumming incantano. Varia l’entità della sua presenza sulla scena con grande sensibilità musicale. Basta ascoltare “Narrows”, una delle perle di quest’opera, per meravigliarsi dell’ingegno jazzistico dei quattro: ambiti cameristici e dialoghi free tra i due fiati, una sorta di narrazione sonora e interattiva dai mille intrecci. E poi “Ish” che inizia quasi fosse una nenia con i due fiati in corale e poi evolve inaspettatamente in una dirompente e frenetica improvvisazione. E come non citare i quattro duetti i cui ogni protagonista si produce a turno in un interplay esclusivo  con gli altri tre: totale libertà e piacevoli intuizioni.





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