domenica 24 luglio 2011

Electric Fruit

Weasel Walter  Mary Halvorson  Peter Evans

Thirsty Ear Records
Dopo il celebrato “Saturno Sings” ritroviamo l’astro femminile della chitarra jazz, Mary Halvorson, in trio con il trombettista Peter Evans e il batterista Weasel Walter. E’ un incontro che nasce e si sviluppa all’insegna del verbo improvvisare di cui i tre musicisti sono da sempre validi interpreti, musicisti che amano innovare il loro linguaggio jazz ma che soprattutto non si curano di delimitare i confini della loro espressività. La Halvorson ha ormai da tempo rivelato i suoi intenti musicalmente provocatori e la sua prolificità che la porta ad essere presente in vari progetti. I suoni della sua chitarra trasbordano con estrema facilità dal jazz al rock mutando atmosfera e travalicando da ogni contesto. Evans dal canto suo è un trombettista effervescente nel suo incedere e nel suo continuo svincolarsi da modelli di riferimento già definiti. Walter, infine, è un batterista dedito, quanto gli altri due, a percorsi intuitivi e le sue frequentazioni  con nomi, tra gli altri, quali Evan Parker, John Butcher, Marshall Allen e Henry Kaiser, sono una certezza per avventure come quella in oggetto. I frutti elettrici come gli stessi protagonisti li definiscono sono in realtà sei composizioni originali  i cui i tre si inventano ogni sorta di relazione attraverso una miriade di cambi ritmici e di atmosfere sonore. Come quando ti trovi a sfogliare un libro animato non sai mai quale scenografia ti troverai di fronte al girar della pagina, anche all’ascolto di questo cd non sai mai cosa ti troverai ad ascoltare nel successivo brano. Delicati e abrasivi, lirici e spigolosi, ironici e drammatici in un susseguirsi di pause e ammiccamenti, fughe in avanti ora dell’uno ora dell’altro: tutto e il contrario di tutto in un totale e libero abbandono impossibile da etichettare. La chiave di lettura è chiaramente il jazz nella sua forma più libera e imprevedibile ma questi tre protagonisti tracciano un percorso in continua mutazione sicuramente impossibile da descrivere in modo analitico per la vastità e la varietà degli elementi esecutivi, concettualmente avanzati, che ne costituiscono l’essenza. Un must!

lunedì 18 luglio 2011

Kaiso Stories

Other Dimensions In Music 
featuring Fay Victor

Silkhearth Records
“Kaiso Stories is free-jazz project whit classic  calypso lyrics” così Fay Victor  interprete di musica kaiso definisce, nelle esaurienti ed analitiche note di copertina, questa esperienza che la vede coinvolta come vocalist accanto agli Other Dimension, gruppo di free-jazz newyorkese, composto da Roy Campbell e Daniel Carter ai fiati, William Parker, contrabbasso e fiati  e Charle Down batteria e percussioni. Un’idea coltivata  da tempo dallo svedese Lars-Olof Gustavsson per la sua giovane etichetta discografica Silkheart. L’album realizza un’inedita fusione tra due culture musicali estremamente distinte sia come genesi che come evoluzione ma anche come tipologia interpretativa. Da una parte la musica Kaiso che nasce in Africa, subisce l’influenza  del colonialismo spagnolo ed evolve successivamente nel più noto calipso; dall’altra il free-jazz forma totalmente libera, spesso estemporanea, nell’evoluzione moderna della musica afroamericana. Una sintesi apparentemente difficile e quasi improbabile che questo cd smentisce perché grazie alla sensibilità e alle doti  interpretative di questi cinque musicisti la stessa risulta meravigliosamente godibile. Nelle otto tracce che costituiscono l’intera selezione inclusa nel cd, composta esclusivamente da brani più o meno noti del songbook calipso, si apprezza l’invidiabile integrazione della componente soul della musica Kaiso con le dinamiche libere del free: si ascolta una splendida Fay Victor che fa tesoro di esperienze altrui , vedi  Jeanne Lee, e che svolazza con i suoi contributi vocali da una parte all’altra degli ambiti in oggetto, rilevandosi duttile e performante in ogni passaggio. Campbell, Carter, Parker  e Down accolgano a braccia aperte, tra le architetture svincolate da ogni scrittura, la performance della Victor e si inventano percussioni tribali, ritmi ipnotici e inaspettati fraseggi cool quasi a voler stemperare i veementi furori free a cui sono particolarmente adepti. Scambi di ruoli e di culture a tutto beneficio di un progetto ottimamente riuscito.




venerdì 8 luglio 2011

Insomnia

Tim Berne

Clean Feed
E’ un ottetto plasmato a mò di orchestra quello che il sassofonista Tim Berne ha messo insieme in occasione della registrazione dei due lunghi brani  contenuti in questo cd. Era il giugno del 1997 e con lui c’erano Michael Formanek, contrabbasso, Jim Black, batteria, Chris Speed, clarinetto, Baikida Carroll, tromba, Dominique Pifarely, violino, Erik Friedlander, violoncello e Marc Ducret, chitarra acustica 12 corde. Le due tracce “The Proposal” e “Open, Coma” che si dilungano, ognuna, intorno ai trenta minuti, sono rimaste per quattordici lunghi anni accantonati non si sa bene dove e solo oggi sono disponibili anche questa volta grazie alla Clean Feed. Mai come in questo caso verrebbe da dire non è mai troppo tardi e per fortuna aggiungerei, perché l’opera è realmente di gran pregio e non mostra assolutamente gli anni che si porta dietro. Due composizioni concepite con lucida progettualità da Berne che ha raccolto intorno a se musicisti capaci di interpretare le mutevoli atmosfere che si rincorrono dall’inizio alla fine di ogni brano. Da una parte gli umori cameristici degli archi, dall’altra le incursioni in chiave jazz della sezione ritmica e in mezzo le architetture d’avanguardia di sax e clarinetto, il fraseggio fluido della tromba di Carroll e i colori mediterranei della 12 corde di Ducret. Nell’intersecarsi di tutti questi elementi si sviluppano le due composizioni, intense, mutevoli e intellegibili, nella vastità di sonorità e dinamiche che investono l’ascoltatore. Non mancano le pause di ritrovata serenità, i dialoghi minimali a due, i soli imbevuti di estro e magnificenza. C’è tutto ciò che serve a farne un must. 

 Giuseppe Mavilla